Paragonarsi Agli Altri

Abitudini tossiche: paragonarsi agli altri (1)

I coach parlano spesso di energia fisica e mentale.

Per coltivare un più alto livello di energia puoi fare molte cose. E, contemporaneamente, puoi SMETTERE di farne altre. 

Ti voglio parlare di un’abitudine mentale universalmente diffusa che ti toglie sistematicamente energia. Un’abitudine di cui non ti accorgi neanche, per quanto è radicate in te. Un’abitudine invisibile. E’ l’abitudine, assolutamente automatica per la nostra mente, di paragonarci agli altri. Incessantemente. In ogni campo. Tutti i santi giorni.

Paragonarsi agli altri è irresistibile perché, da quando siamo piccoli, c’è qualcuno che lo ha fatto con noi: “Certo, lui è più bravo di te in matematica…”, oppure: “Lui gioca meglio di te a pallone. Se solo ti allenassi di più!” Vent’anni dopo questo diventa: “Lui si è laureato con voti più alti, troverà lavoro prima di te”, oppure: “Quello sì che ci sa fare nella vita, conosce sempre le persone giuste”.

Ma a quel punto non hai più bisogno di sentire le voci degli altri, è la voce dentro la tua testa che parla, perché hai fatto completamente tua questa abitudine. E ti trovi a passare il resto della vita, mentre corri per fare il meglio che puoi, a osservare gli altri: desiderando un lavoro un po’ più bello, uno stipendio un po’ più alto, un’auto un po’ più figa, un casa un po’ più grande, una moglie un po’ più bella. E avrai già notato che, anche quando arrivi ad avere tutto questo, la tua mente sposta immediatamente l’asticella più in alto. E si ricomincia.

Ad aggravare la situazione tv, giornali, media, ti ossessionano ogni giorno su quanto è figo essere come l’attore X, l’imprenditore Y, l’uomo di successo Z. Esercitando una pressione spaventosa su di te, il tuo sistema percettivo, la tua energia nervosa: rafforzando la tua abitudine (consapevole o inconscia) a paragonarti a qualcosa che è sempre là fuori, insegnandoti a spostare il tuo senso di valore fuori di te, a non avere mai “un’ancora interna” che ti fa percepire quello che tu vali. Indipendentemente dagli altri.

Infine, ironia della sorte, un giorno incontri qualcuno che ti invita ad “essere te stesso” perché quello è il segreto della felicità. Ovviamente non hai un’idea di come si faccia perché ti sei allento tutta la vita ad essere “qualcun altro”.

L’abitudine a paragonarsi agli altri, nella mia esperienza, è uno dei fattori che generano più dolore nelle nostre vite. Più stress. Più infelicità. Più miseria interiore.

Voglio soffermarmi su 3 aspetti di questa abitudine:

1. Stare nel giudizio

Quando ti paragoni a qualcuno, nota che ti stai giudicando e lo stai giudicando. I casi sono due: se hai l’abitudine a sentirti “più degli altri” (più bravo, più risolto, più di successo) questo ti porta facilmente ad atteggiamenti di sufficienza, presunzione, arroganza, narcisismo, egocentrismo. Se hai l’abitudine a sentirti “meno degli altri” (meno bravo, meno risolto, meno di successo) tenderai ad andare nell’auto-giudizio negativo, nella rabbia, nell’invidia, nella commiserazione. Con il tempo, nella depressione.

In entrambi i casi, il meccanismo è tossico: per capire chi sono, per percepire il mio valore, vado a cercare il “metro di valutazione” fuori di me. E questo mi condanna a valutarmi o più degli altri, o meno degli altri. Questo mi fa oscillare continuamente  (a seconda di chi incontro) fra arroganza e disistima…

2. Pensiero illusorio

Questo meccanismo appena descritto ti fa stancare tantissimo. Anche perché ti tiene in un’altalena in cui c’è sempre qualcuno che ti sembrerà “meglio di te”. Ma questo pensiero, questa sensazione che hai, è completamente illusoria. Cioè non ha alcun fondamento.

Non hai idea di cosa ci sia dietro l’apparente “successo” degli altri, come sia davvero la loro vita dietro quella facciata, qual è il prezzo che hanno dovuto pagare per arrivare fino lì. Quando ti paragoni a loro con invidia o inquietudine, sei dentro un’illusione ottica. Il loro viaggio esistenziale è soltanto il loro, il tuo viaggio è soltanto il tuo. Devi “svegliarti” dalle tue proiezioni.

Siamo abituati a pensare di essere “in competizione”  con quelli che ci stanno intorno (gli uomini, in particolare, hanno questo schema). Ma se proprio sei affezionato al concetto di competizione pensa che, nel lungo periodo, la competizione è solo con te stesso: con il tuo coraggio e la tua voglia di scoprire chi sei veramente e cosa sei venuto a fare qui. Questa è l’unica competizione di cui vale la pena occuparsi.

3. Disconnessione da sé

Se continui ad usare il criterio di paragonarti gli altri, non saprai mai chi sei tu.

Se non parti da te stesso, se non guardi dentro invece che fuori, non ti dai la possibilità di scoprire chi c’è “lì dentro”. E farai sempre fatica a percepire il tuo vero valore. La tua unicità. La tua bellezza. E questo è il danno peggiore di tutti.

Ma le abitudini si cambiano, anche le più antiche.

Che cosa serve? Innanzitutto ci serve ri-orientare il modo in cui ci muoviamo nel mondo e guardiamo noi stessi: quando pensiamo a noi, quando ci relazioniamo con gli altri, quando facciamo una scelta. Imparando a partire da qui (dentro) anziché da lì (fuori).

Come si fa a incamminarsi su questa strada? Bè, ho scritto un altro post proprio su questo tema. Qui

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